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24 Agosto 2016

La Cucina Ideale

A Chef’s Home Kitchen
Non vi sono più stanze, ma solo situazioni. E’ con questa frase che nel 1999 al MoMA di New York viene celebrata, attraverso la mostra The Un-Private House,la presa di coscienza di una nuova dimensione della residenza contemporanea. Gli architetti Scogin/Elam, coinvolti all’evento, sintetizzano con tale affermazione la proiezionedi un modello sperimentale sulla casa esui nuovi modi di abitare. E’ la conclusione di un percorso: la casa tradizionale intesa come il riflesso di un nucleo abitativo specifico.
Questa trasformazione irreversibile degli aspetti domesticirituali ha inciso su tutti gli ambienti della casa e lo spazio (non solo fisico) della cucina è passato da luogo monofunzionale, circoscritto e gestito prevalentemente dalla massaia, ad ambito edonistico in cui si partecipa molte volte alla sublimazione della cultura alimentare. La distinzione, infatti, tra preparare da mangiare e cucinareè diventata sempre più consapevole, fino a mediare‘oggigiorno’la cucina da Oggetto a Soggetto; dove la ricerca di uno schema ideale evoca nell’immaginario collettivo una risposta sempre più qualitativa.Le relazioni che si attivano attraverso l’erudizione gastronomica diventano allora l’elemento principale di attenzione.
Il grande patrimonio enogastronomico, in particolar modo del nostro Paese, viene reinterpretato attraverso la figura dello Chef che assume il ruolo di educatore all’arte del mangiare accessibile a tutti. Ognuno, in questa maniera, può proiettare se stesso come potenziale attore nella replica, anche quotidiana, dell’evento culinario più affine.
Dalfood design,in cui il rapporto diretto tra materia organica e ispirazione si esprime inlemmi estetici e strutturali (sia del piatto sia della cucina), allo streetfood, in cui il cibo si appropria dello spazio urbano come nuova frontiera della degustazione, fino a esperienze come gli showcooking, intesi in tutte le possibili declinazioni (anche televisive), ogni situazione valorizza il pensiero dell’ambiente cucina come luogo dalle molteplici aspettative. Dalla preparazione del piatto alla sua presentazione, fino alla consumazione, ogni passaggio assume così una rilevanza che celebra l’atto culinario come la sintesi tra valori nutrizionali e spettacolarizzazione della cucina che si esprime, citando Gualtiero Marchesi,“come un fattore scientifico; sta poi al cuoco farla diventare arte.”
In tutto questo, quindi, a quale immagine può corrispondere la cucina ideale?
Il luogo della cucina diventa lo spazio protagonista delle relazioni umane legate attraverso il cibo. Che cosa rappresenta oggi una cucina? Ambito di preparazione culinaria? Spazio di socializzazione? Metafora della famiglia contemporanea (diverse preparazioni di cibo in relazione ai tempi asincroni degli utenti)? Espressione della propria identità edonistica? Indubbiamente quando Levi Strauss sostiene che la cucina di una società è il linguaggio nel quale essa traduce inconsciamente la sua struttura risponde ad una parte dei contenuti, ma non è sufficiente se vogliamo identificare anche l’oggetto ideale che riflette in piccola scala l’intero sistema. Certo il cambiamento sostanziale del mattone fondante della nostra società, la famiglia, attraverso la sua atomizzazione che avvia verso l’affermazione più del singolo che del gruppo proietta la ricerca della cucina ideale su modelli coerenti con le attuali dinamiche. Probabilmente nell’era dell’infospazio, lo spazio virtuale che ci coinvolge con i sistemi tecnologici di cui ormai siamo irrimediabilmente dipendenti, il valore altamente specializzato degli elettrodomestici (oggi computer a tutti gli effetti) avrà un apporto sempre più significativo. Il nuovo utente della casa contemporanea si presenta come interamente collegato alla realtà che lo circonda attraverso strumenti che garantiscono la libertà di movimento, sia organizzandogli la concreta fruibilità dello spazio sia indirizzandolo verso le possibilitàvirtuali del cyberspazio nel mondo senza limiti della rete informatizzata. Ogni prodotto può essere comandato a distanza e programmato secondo la prestazione che si desidera ottenere. E’ possibile dissimulare presenza e odori, pianificare i tempi di cottura e conservazione del cibo introducendo modelli sempre più innovativi e sostenibili (si è passati, per esempio, dalla cottura a fiamma a quella a induzione) fino all’evanescenza totale dell’oggetto cucina, secondo ricerche nanotecnologiche di applicazione materica sempre più all’avanguardia. Il piano cottura lentamente sparisce come presenza fisica (si incassa, si allinea al filo top) e forse un giorno sarà una semplice declinazione touch del top stesso, mentre il lavello è già un elemento organico integrato nella materia che configura la cucina.
L’immagine è sempre più rarefatta e tendente alla forma essenziale, minimale perché pulita. La cucina non è più un luogo sporco ma un contesto in cui apparire e sentirsi rappresentati nella perfezione del piatto come dello spazio. La presentazione del piatto dello Chef corrisponde ad una visione impeccabile del modello ergonomico ed abitativo. Ogni passaggio rimanda all’altro secondo una metafora continua in cui lo spettatore effettivamente mangia attraverso gli occhi. I movimenti nella cucina sono eleganti e le azioni concepite secondo una perfetta strategia di gestione del processo di costruzione del piatto. Il dettaglio assume la sua rilevanza nel progetto della cucina esattamente come nella confezione di una ricetta dall’ingrediente segreto. La profezia di Jobs si conferma sempre di più come modello, attraverso la perfetta coniugazione fra design e alta tecnologia: non vendiamo prodotti ma uno stile di vita.
La cucina ideale è monomaterica, essenziale, asettica ed intelligente. Confortevole ed efficace nella resa. Grande ma invisibile e disponibile a utilizzi differenti. Facile da gestire e semplice nella manutenzione. Si connota come un luogo dalle molteplici identità e trasferisce a ogni utente della casa le sue plurime possibilità di utilizzo. La cucina ideale è un nuovo ambiente della casa.Non è una cucina.
Simone Cellitti

Comments

  1. Roberta

    Leggere e correre in parallelo nel mio passato risalendo i gradini del tempo trascorso dalla mia infanzia ad oggi..
    Dalla nonna che la domenica mattina iniziava presto a preparare i tortellini a mano con la precisione e la sapienza degne di un orologiaio ad oggi che mentre scappo trafelata dall’ufficio telefonando per fissare un appuntamento per l’indomani mando un sms al mio forno elettronico affinché al mio rientro a casa la cena sia pronta.
    Che sia intesa come focolaio domestico luogo fulcro della vita familiare di un passato nemmeno poi così lontano o che là si voglia leggere come centro strategico di preparazione di cibo destinato ad essere uno spettacolo prima per gli occhi che per il palato passando per il tatto ed il senso dell’olfatto, la cucina è stata è e sarà sempre il perno immancabile ed imprescindibile della nostra vita familiare sociale e relazionale proprio come il fulcro per la leva senza il quale verrebbe meno il concetto stesso..

    • Simone Cellitti

      …si, la cucina è un ambiente e non una semplice attività….

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News, Food Design