AMBITI
residenza privata
progetto integrale, direzione lavori, industrial design
Concependo l’ambiente abitativo come un sistema che interagisca con il fruitore in maniera attiva, la ricerca progettuale ha posto l’attenzione a modelli di mutamento dinamici rifiutando in partenza l’impostazione distributiva della casa tradizionale. L’utilizzo di pannelli mobili (mai opachi, in modo da consentire sempre il passaggio della luce), l’introduzione di pareti “attive” (fatti della casa strutturanti gli spazi, in cui muratura ed elemento di arredo si fondono in un unico soggetto, mettendo a disposizione grandi aree libere da qualunque ingombro) e la necessità di cogliere più luce naturale possibile (essendo la residenza ubicata al piano terreno e quindi penalizzata dai forti aggetti dei balconi superiori) ha condotto lo Studio verso una poetica in cui la distribuzione degli ambienti assume come paradigma progettuale la continuità spaziale. La proposta cerca di esprimere una “filosofia dell’abitare” ed uno stile di vita consoni alle caratteristiche della committenza, indubbiamente disponibile anche nello sperimentare il tema della flessibilità, parafrasando Scogin Elam non vi sono più stanze, ma solo situazioni. Infatti, per quanto la distribuzione sia fondata ancora sull’individuazione di specifici ambienti, questi si compenetrano fra loro realizzando un continuum: blurring architecture. Il nucleo centrale che organizza gli spazi della casa è definito da tre elementi:
Tutti questi elementi sono “allettati” su un pavimento in teak uniformemente distribuito in tutta la residenza (ad esclusione dei soli bagni realizzati completamente in marmo). I materiali utilizzati conferiscono una lettura per contrasto che consente la convivenza degli elementi di arredo previsti (pochi e significativi) senza escludere la possibilità di accogliere dei “pezzi” di fattura classica; legno, marmo e metallo vengono rintracciati anche nel microcosmo della cucina che riflette, con l’isola dei fuochi, la logica circolatoria dei flussi.