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26 Agosto 2016

Foodesign

Scoprire il sapore del Design attraverso la percezione del gusto che ne è sotteso

Assaggiare il design

La lezione di Le Corbusier ci ha introdotti prima attraverso l’educazione all’osservazione per poi imparare ad ascoltare l’architettura.

Noi, per conoscere e capire le cose che ci circondano, utilizziamo anche gli altri sensi che insieme partecipano alla migliore definizione dell’esperienza. Possiamo dire, allora, che se volessimo capire fino il fondo il Design dovremmo forse conoscerne il suo sapore, il suo gusto ?

Assaggiare il Design è la nuova frontiera di una dimensione che nasce proprio dalla visione di un progetto organico, nella percezione di temi connessi fra loro. Si può parlare di Design della cucina, con la cucina e nella cucina.

Mangiare con gli occhi

Questa espressione sottende un valore rilevante  fra contesto ed oggetto. Il rapporto fra ciò che vediamo ed il suo reale contenuto, che riflette anche le relazioni fra apparire ed essere, risponde successivamente all’esperienza che si conduce. Allo steso tempo questa modalità percettiva  informa e preannuncia il potenziale tipo di esperienza che ci dovremmo attendere. La presentazione di un piatto si espone come introduzione al suo gusto analogamente a quanto dovrebbe accadere nella visione e consumo di un oggetto e/o dello spazio che lo accoglie. L’acquolina in bocca è il primo riscontro delle nostre aspettative, al pari del desiderio da assolvere quando ci vorremmo accomodare su un bel divano sfiorando con le mani il tessuto per godere del suo auspicato confort.

L’architettura di un piatto

Il processo creativo che struttura la costruzione di un piatto è analogo a quanto avviene nella sintassi architettonica. Si passa attraverso un pensiero, figlio di un’elaborazione mentale ed empirica verificate da ricerche e confronti critici (anche con la tradizione), per giungere alla scelta dei materiali e delle tecniche realizzative più opportune senza trascurare il minimo dettaglio.

Il denominatore comune è dovuto alla ricerca di qualità del prodotto finale. Ciò che unisce è l’eccellenza, anche in ragione del Made in Italy come patrimonio collettivo. E’ proprio il concetto di gusto, in quanto espressione qualificante, ad essere inteso come termine rispondente alla massima soddisfazione ottenuta nel virtuoso processo dal progetto all’oggetto, fino alla sua consumazione.

La differenza è fatta dal dettaglio

Il progetto di design di una cucina risponde agli stessi parametri per la realizzazione di una ricetta culinaria. Dalla ricerca sapiente degli ingredienti al corretto proporzionamento delle parti fino alla presentazione, ogni elemento commisurato nell’insieme stabilisce il suo apporto specifico nella lettura anche del dettaglio. L’attenzione ad ogni particolare è dedicata al buon esito finale sapendo che un  piatto di cucina si mangia prima con gli occhi, tanto quanto la percezione della cucina stessa, fino al contesto in cui è immersa la vicenda (anche in modo olfattivo attraverso gli odori).

E’ allora possibile derivare dei sapori in ragione delle caratteristiche fisiche della cucina, analogamente a quanto già noi ci aspettiamo rispetto alla visione di determinati “ristoranti” che in ragione della loro immagine dichiarano e preannunciano il tipo di gusto a cui andremo incontro.

La cucina ideale

La trasformazione irreversibile degli aspetti domestici rituali ha inciso su tutti gli ambienti della casa e lo spazio (non solo fisico) della cucina è passato da luogo monofunzionale, circoscritto e gestito prevalentemente dalla massaia, ad ambito edonistico in cui si partecipa molte volte alla sublimazione della cultura alimentare.

La distinzione, infatti, tra preparare da mangiare e cucinare è diventata sempre più consapevole, fino a mediare la cucina da Oggetto a Soggetto; dove la ricerca di uno schema ideale evoca nell’immaginario collettivo una risposta sempre più qualitativa. Le relazioni che si attivano attraverso l’erudizione gastronomica diventano allora l’elemento principale di attenzione.

Il grande patrimonio enogastronomico, in particolar modo del nostro Paese, viene reinterpretato attraverso la figura dello Chef che assume il ruolo di educatore all’arte del mangiare accessibile a tutti. Ognuno, in questa maniera, può proiettare se stesso come potenziale attore nella replica, anche quotidiana, dell’evento culinario più affine.

Dal food design, in cui il rapporto diretto tra materia organica e ispirazione si esprime in lemmi estetici e strutturali (sia del piatto che della cucina), allo street food, in cui il cibo si appropria dello spazio urbano come nuova frontiera della degustazione, fino a esperienze come gli show cooking, intesi in tutte le possibili declinazioni (anche televisive), ogni situazione valorizza il pensiero dell’ambiente cucina come luogo dalle molteplici aspettative. Dalla preparazione del piatto alla sua presentazione, fino alla consumazione, ogni passaggio assume così una rilevanza che celebra l’atto culinario come la sintesi tra valori nutrizionali e spettacolarizzazione della cucina che si esprime, citando Gualtiero Marchesi, “come un fattore scientifico; sta poi al cuoco farla diventare arte.”

In tutto questo, quindi, a quale immagine può corrispondere la cucina ideale?

 

Un esperimento

Luogo: Roma
Chef: Alberto Colacchio
Architetto: Simone Cellitti
Platea: 20 ristoratori stranieri
Tema: Assaggiare il Design – Qual’è il sapore sotteso di un ristorante ?

Il luogo della cucina diventa lo spazio protagonista delle relazioni umane legate attraverso il cibo. Che cosa rappresenta oggi una cucina? Ambito di preparazione culinaria? Spazio di socializzazione? Metafora della famiglia contemporanea (diverse preparazioni di cibo in relazione ai tempi asincroni degli utenti)? Espressione della propria identità edonistica? Indubbiamente quando Levi Strauss sostiene che la cucina di una società è il linguaggio nel quale essa traduce inconsciamente la sua struttura risponde ad una parte dei contenuti, ma non è sufficiente se vogliamo identificare anche l’oggetto ideale che riflette in piccola scala l’intero sistema.

Oggi l’esperienza legata al cibo è globale. Ogni aspetto concorre alla valorizzazione dell’evento che sostiene la scelta del pubblico verso una proposta rispetto ad un’altra. Il contesto in cui si svolge l’azione, quindi, è il primo aspetto che introduce alla degustazione del cibo. Il Design, le scenografia e l’atmosfera suggeriscono le aspettative e predispongono l’utente verso la trama ideale che andrà consumata. L’attenzione ad ogni particolare rende determinante il risultato sapendo che un buon piatto di cucina si mangia prima osservando, pregustandolo. Allo stesso modo è possibile derivare dei sapori rispetto alle caratteristiche peculiari del contesto, analogamente a quanto già noi ci aspettiamo rispetto alla visione di determinati “locali di ristorazione” che in funzione della loro immagine dichiarano e preannunciano il tipo di gusto a cui andremo incontro.

Happening

Fase 1

Osservare una serie di immagini di locali di ristorazione e ricondurre sugli stessi i sapori, i profumi dei piatti ed i costi potenziali di esercizio.

Obiettivo: individuazione del Brand Identity e del Target commerciale di riferimento.

Fase 2

Focalizzazione degli strumenti di lavoro attraverso l’ausilio del triangolo di equilibrio di Vitruvio: forma – funzione – struttura. Sono le 3 componenti che coinvolgono lo spazio analogamente alla costruzione di un piatto.

Fase 3

Preparazione dello Chef di 4 piatti, in presa diretta, seguendo i criteri del triangolo di equilibrio utilizzando sempre la stessa materia prima.

Una Ricciola viene declinata seguendo le caratteristiche interpretative di Forma (una mousse totalmente rimodellata che rimanda solo al sapore del pesce), Funzione (un piatto semplice che riduce all’essenza della materia prima la sua presentazione) e Struttura (un piatto che espone la materia prima ad una lavorazione che valorizza la struttura del sapore primario, procedendo con una cottura al cartoccio).

In ultimo lo Chef propone il “suo” piatto cercando il punto di equilibrio fra le 3 categorie, anche in relazione al locale ideale che deve presentare il prodotto finale.

 

 

 

 

 

 

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