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Tiburtina, Roma

allestimento, exhibition room

EVENTO STAZIONE TIBURTINA
concept progettuale per conto di Micromegas S.p.a.

 

L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat è uno dei più famosi cortometraggi dei fratelli A. e L. Lumiere. Girato nel 1895 è un film di 35 mm, in bianco e nero, muto, della durata di 45 secondi circa, che storicamente rappresenta il primo “atto ufficiale” di una proiezione in pubblico. In esso viene rappresentato l’arrivo di un treno, trainato da una locomotiva a vapore, nella stazione ferroviaria della città di La Ciotat. La particolare inquadratura angolata permette una grande profondità di campo, con una straordinaria messa a fuoco del treno in arrivo sia in lontananza che in primo piano. I personaggi, essendo una ripresa di vita quotidiana, entrano ed escono liberamente dalla scena, senza un protagonista o un’azione principale, ma anzi con molteplicità di centri di interesse. La leggenda vuole che gli spettatori della prima di questa proiezione fuggissero dal cinema per paura di essere travolti dal treno.

Il concept alla base dell’allestimento vuole rievocare sia culturalmente che percettivamente tale condizione partecipativa all’evento stesso, nella convinzione che una dimensione attiva, se pur ben definita negli ambiti percettivi, da parte del pubblico sia una condizione rispondente alle aspettative dell’utente contemporaneo. Infatti, attraverso un’allestimento sostanzialmente minimale, è possibile organizzare lo spazio comunicativo secondo una strategica proiezione evocativa del passaggio, sosta ed accesso, di un treno nella banchina della stazione stessa. Attraverso la presenza di uno schermo in pvc, teso lungo il lato parallelo ai binari ferroviari, viene interessata tutta l’area dedicata al pubblico auditore che è catturato direttamente all’interno della banchina, come se si aprisse una enorme finestra diretta verso l’esterno. La visione di un treno in esercizio, in scala reale presentato con tutti gli effetti sonori della Stazione, riflette immediatamente anche il tema della Stazione passante come prerogativa specifica del luogo in esame anche attraverso lo scorrimento costante dei treni lungo il margine dell’evento in accompagnamento alle celebrazioni di rito.

In questo caso il concept si arricchisce di tutta una serie di contenuti che vengono sostanziati dalla presenza di pochi elementi ma definiti, come sostegno di una allegoria dell’incrocio di mobilità, in cui l’area della stazione si configura come luogo dello scorrere, solcato da flussi che pulsano nei diversi momenti della giornata, della settimana, delle stagioni. Infatti il tempo che attraversa questo spazio non è uniforme. E’ un tempo scandito nelle giornate e nelle settimane dalle differenti pratiche di chi lo usa e potremmo definire tale contesto come il luogo delle molteplici temporalità. Tutte queste sensazioni vanno alimentate nella progettazione dell’allestimento accolto così dentro uno spazio dinamico, nella configurazione degli oggetti oltre che nella comunicazione visiva. Se la citazione storica dei fratelli Lumiere può suggerire alcuni spunti anche sulla traccia del packaging certamente una valida scenografia visivo-sonora può coinvolgere l’utente secondo una sensazione di straniamento rispetto alle consuete, generalmente banali, manifestazioni celebrative. Inoltre l’evocazione di uno spazio così anisotropo può facilmente suggerire ogni tipo di adattamento alle geometrie disponibili del contesto reale senza doverne modificare i contenuti in caso di emergenze realizzative. La disposizione dei posti, in tal caso, potrebbe accogliere una logica di tipo random sia per riflettere tali effetti che per ottemperare alle diverse esigenze di gestione dei flussi.

Si potrebbero proporre sedie trasparenti, leggere e maneggevoli come la Louis Ghost della Kartell in modo da essere quasi assenti nello spazio come identità di seduta, oppure, in alternativa, sistemi che possano ricondurre facilmente alla sensazione della panca storica delle stazioni. In ogni caso le modalità di aggregazione rispetteranno le logiche dispersive in modo da sottolineare il tema dei flussi anche attraverso la presenza di fibre ottiche. Tali luci, disposte casualmente come copertura scenografica dello spazio aereo, evocheranno le traiettorie che separano e che uniscono individui, famiglie, gruppi di diverse estrazioni e con diverso titolo nell’usare lo stesso spazio che configurano le categorie dei viaggiatori, degli addetti ai servizi, i venditori e gli utenti anche marginali alle specificità della necessità di trasporto. L’accesso alla stazione avverrà tramite la rampa che porta a quota -4.50 mt. Al termine della rampa ci sarà un’area riservata alla reception con due tavoli distinti per stampa ed autorità. Dal punto di vista logistico l’oratore, disposto frontalmente al pubblico, utilizzerà l’immagine della grande proiezione come supporto laterale per i suoi commenti, che saranno comunque sostenuti in maniera più incisiva attraverso l’ausilio di un tabellone-display (di memoria derivata formalmente dagli oggetti estrapolati dalla storia delle stazioni, sempre secondo una fedele impostazione concettuale del progetto) collocato in tre punti strategici della sala esattamente come il criterio di lettura degli arrivi-partenze.

Di fatto, dopo la percezione di un arrivo-fermata-ripartenza di un treno secondo la direttrice AV senza invertire la marcia, l’oratore potrà iniziare il suo discorso introduttivo dichiarando che ciò che è stato appena vissuto dai presenti è frutto della nuova architettura a ponte.

In questa sintesi degli elementi liberamente aggregati nello spazio si presenta un podio semplice, anch’esso privo di effetti cromatici specifici, secondo una geometria a cilindro che potrebbe ancora alludere ad un vecchio pezzo di una locomotrice a vapore. In questo modo l’effetto banchina diventa lo sfondo che caratterizza l’ambiente reinterpretando il tema della stazione secondo una visione di sosta dinamica, nella rappresentazione di un evento che coglie nel tema dell’attraversamento l’essenza fondante di questa nuova struttura urbana.