ROMA
residenza privata
L’idea è basata sul forte impatto visivo che la residenza offre rispetto alle condizioni d’affaccio sul lato sud, rispetto al Parco. Vengono affrontati due temi: il rapporto di continuità fra interno ed esterno (sempre in relazione alla possibilità di dilatazione percettiva anche in funzione degli affacci) e la flessibilità degli ambienti. La luce, naturale ed artificiale, viene usata come elemento plasmante lo spazio: un fluido che si proietta attraverso una complessa progettazione per piani. Infatti ogni singolo elemento costituente la realtà della casa è scomposto in modo da essere identificabile: piani orizzontali sovrapposti organizzano un articolato sistema di controsoffitti (anche in relazione alle problematiche strutturali che presentano molte travi a vista), piani verticali (fissi e mobili) delineano i vari ambiti dell’abitare. Una scomposizione che assume un valore paradigmatico quando l’ambito dello studio, pur essendo identificato da un salto di quota, diventa elemento smontabile e riassemblabile (un’omaggio a Rietveld) in relazione alle diverse esigenze dell’utenza, realizzato integralmente con opera artigianale. La scelta dei materiali va ad enfatizzare tali considerazioni attraverso l’adozione di lunghe tavole in wengè grezzo nella pavimentazione in continuità con il terrazzo esterno, l’uso del battuto di cemento nei salti di quota ed elementi di dettaglio in metallo trattato con acidi. Il living si qualifica attraverso la presenza di diversi elementi di industrial design si esprime con le sedute del divano Lowland e le poltroncine Little Albert. Il living-pranzo accoglie il tavolo Sarpi. Ogni spazio della casa accoglie un elemento di arredo che enfatizza il suo ruolo in accordo con l’insieme. Anche la zona notte, separata da un pannello artigianale di legno a tutta altezza, si identifica con soluzioni disegnate su misura (il bagno è interamente rivestito in blocchi di marmo di travertino) e customizzate per la migliore valorizzazione ergonomica.
