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Pentavolo

industrial design

prototipo di tavolo per sala riunioni

Il nome ricorda inevitabilmente l’autore non, però, nella dimensione autocelebrativa ma bensì nella più canonica condizione di un gruppo di architetti disposto alla costante indagine progettuale attraverso prototipi che, nella necessità di avere un tavolo riunioni per il proprio ambito di lavoro, sperimenta prima sulla propria condizione di vita l’idoneità ed il rapporto estetico dell’oggetto rispetto alla sua fruizione. Nasce così il pentavolo. Un oggetto che attraverso un solo segno continuo (la struttura) ed un piano meno visibile possibile (vetro extrachiaro) si connota per l’impatto bidimensionale del prodotto rispetto alla sua percezione spaziale. Infatti il prototipo risponde ad una dimensione (100 x 200) che non si manifesta secondo un impatto critico nell’ambiente in cui viene inserito. Il segno della struttura diventa il tema dell’osservatore che “supera” la frontiera del piano come limite visivo. E’ nella struttura lineare, determinata da una sezione costante sviluppata secondo tre direzioni nello spazio, e nel suo percorso tridimensionale (come una sorta di serpente geometrizzato) in cui si riconosce la forza espressiva del tavolo che non presenta limiti fisici (gambe) che ostacolano la disposizione degli utenti. La possibilità di caratterizzare, poi, la struttura secondo esigenze di personalizzazione di prodotto funzionali ad accostamenti con articoli già in produzione è sicuramente contemplabile anche nella condizione di maggior flessibilità tecnica dedicata al rapporto con il piano in vetro. Il pentavolo è oggi usato come luogo per riunioni e valutazioni corali attorno a temi, progetti ed idee che si alternano a momenti ludici di piacevole sosta intorno ad un oggetto che, evidentemente, non si limita ad essere letto in una sola dimensione percettiva.