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25 Marzo 2009

Le declinazioni dello Spazio Esterno

L’Italia è una repubblica “democratica” fondata sulla veranda

Nella tradizione della casa storica, in effetti, il tema con lo spazio esterno di pertinenza è sempre stato una strategia di progetto altamente qualificante.

Il rapporto fra lo spazio interno e quello esterno di una residenza si è manifestato attraverso modelli abitativi raffinatissimi che vanno dalla Domus Romana, residenza introversa che propone un’alternanza di vuoti interni (patii) come luoghi ludico/aggregativi funzionali anche alla gestione degli affacci dei vari ambienti, alla casa rinascimentale che al piano nobile introduce il loggiato come sistema di “transizione” dallo spazio pubblico a quello privato. Molti sono i temi che vengono esplorati attraverso balconi, terrazze e loggie secondo una chiave di lettura che offre una immagine privata allo scenario urbano che forma il fronte della città come primo interfaccia visivo, ma anche come “spessore” di mediazione rispetto alla dimensione più intima della casa, cioè l’interno.

Il ruolo di questo spazio esterno, connesso alla casa, è significativo anche nel rapporto con la natura (basti pensare al tema del tetto giardino e dei solarium naturali) che stabilisce un criterio psicoambientale di tipo attivo e passivo con l’utente.

Ora, finalmente, tutto questo patrimonio culturale viene “reinterpretato” ed “abilmente” sponsorizzato anche attraverso il piano casa, progetto strategico del piano salva crisi che ha coinvolto la nostra società. Se mai avessimo avuto dei dubbi sulla possibilità di inglobare ulteriori metriquadri, da sottrarre allo spazio “tra” il pubblico ed il privato, ora (per altro dopo numerosi condoni) possiamo essere incoraggiati. Le scelte, sicuramente intelligenti in chiave macroeconomica, riflettono la logica delle quantità come unico parametro che è possibile considerare nei confronti del nostro sistema di vita. Un po’ come se lo spazio che viviamo, la casa in cui esistiamo, fossero intese alla stregua di un noto spot televisivo relativo alla telefonia (in cui molti oggetti di uso quotidiano subiscono un incremento dimensionale a scapito della loro aberrazione fisiologica).

Perché non chiuderlo ? Si saranno domandati, in merito al balcone/loggia, almeno un italiano su due negli ultimi trent’anni di condono potenziale ed effettivo, così da aumentare con gioia e prosperità la quantità di spazio disponibile della propria casa ? Che male c’è, in fin dei conti stiamo parlando solo di pochi metriquadrati…La verità è che in questo modo si rinuncia a tutti i fattori che qualificano lo spazio della residenza con il sistema di relazioni dirette ed indirette connesse con gli esterni. Portare all’interno la luce ed all’esterno in materiali della casa, come un’estensione della stessa e delle sue attività, è una possibilità che il nostro clima e la nostra condizione geografica rendono quasi uniche. Sarebbe un peccato rinunciare a priori. Concepire un salotto esterno sotto la luce delle stelle e vivere questo spazio come una dimensione ludica è una opportunità che può essere sempre esplorata (e mette in moto le stesse economie) secondo principi anche molto sofisticati.

Lo spazio in cui viviamo non è solo matematica. E’ sensazione, percezione atmosfera ed emozione. Cerchiamo di mantenere vivo il significato qualitativo degli ambiti. Ogni epoca può essere l’espressione forte di un pensiero. Come l’uomo della Roma antica può essere associato alla cultura del patio, quello rinascimentale alla loggia di affaccio e quello postmoderno al tetto giardino, non vorremmo essere associati nel prossimo futuro (proprio noi, i protagonisti del presente) come homo veranda.

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