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27 Febbraio 2009

Le declinazioni del Living

In principio era la Sala da Pranzo.

Una stanza. Assoluta nella sua rappresentazione iconografica, quasi museale, come luogo delle grandi occasioni che la famiglia (fino a poche generazioni fà) percepiva come condizione necessaria per potervi accedere. Nella tradizione del moderno, in cui il funzionalismo della residenza ha relegato ogni spazio in luoghi ben determinati e prestabiliti, la sala da pranzo era il luogo delle attività pubbliche e di rappresentanza eccezionali. Il contesto in cui i mobili, gli arredi, rappresentavano la “statio” dell’abitante. Ogni accessorio doveva “raccontare il livello” sociale a cui il proprietario apparteneva o, meglio, aspirava.

Lentamente, con la trasformazione dei sistemi rituali degli abitanti (e quindi delle famiglie, sempre più dinamiche e meno preconfezionate), la sala da pranzo si trasforma in Soggiorno. Un luogo che ancora raccoglie il ruolo di “rappresentanza” della casa ma senza isolarsi dal resto degli ambienti. Inizia il concetto di interazione fra le varie parti della residenza. Il soggiorno è ancora inteso come stanza ben definita, chiusa da perimetri fisici murari, ma inizia ad accogliere diversi ruoli. Può assolvere alla funzione di salotto da thè come contesto in cui vedere la TV, o svolgere la funzione di spazio di accoglienza per i ritrovo di numerosi ospiti. Le dinamiche di fruizione iniziano ad essere pertinenti con le diverse opportunità di esercizio, fino ad assolvere più esigenze dello stesso utente. Lo spazio “sacro” del living viene violato.

Con la scomposizione della scatola architettonica tradizionale, corrispondente anche alla scomposizione del clichè dell’utente relativo (composto da due adulti ed almeno due bambini), assistiamo alla rielaborazione di tutti i rapporti interni della casa. Il paradigma fondamentale, anche in rapporto all’ottimizzazione di tutti gli spazi (che costano molto dal punto di vista commerciale), diventa la flessibilità di ogni area nella convinzione di risolvere ogni nuova esigenza abitativa e non solo (dal telelavoro al wellness).

Nasce il concetto di Living. Un ambito, possibilmente dinamico e mutevole, e non più uno spazio confinato in metriquadri specifici. Living diventa un concetto applicato ad una situazione molteplice di contesti. Il living può essere l’essenza assoluta della casa, completata attraverso i servizi e, forse, dalle camere. Il living può anche raccogliere gli aspetti più complessi della realtà sociale a cui apparteniamo, raccontando i momenti della giornata secondo configurazioni specifiche connesse alla trasformazione dello spazio: il momento del lavoro, il momento dello svago, il momento dell’accoglienza degli amici, il momento della propria intimità. Il living può convivere con altre attività che interferiscono e sovrappongono le loro dinamiche (cucina, pranzo, studio) secondo una percezione di reciprocità delle diverse attività.

Il living non si misura in centimetri, ma si configura come fattore mentale, racconta il nostro modo di essere attraverso i vari ambiti e le loro reciproche relazioni.

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